sabato 15 dicembre 2007
mercoledì 12 dicembre 2007
GOOD 50X70
"Si svolgerà a Lecce dal 15 al 25 dicembre presso Atrio di Palazzo dei Celestini, Good 50x70 mostra dedicata alle opere vincitrici dell’omonimo concorso internazionale, realizzate da giovani progettisti (graphic designer, art director, copywriter, etc.) provenienti tutto il mondo.
L’iniziativa si avvale della collaborazione di Amnesty International, Amref, Emergency, Greenpeace, Lila. Good 50x70 è un laboratorio nel quale la libera creatività si misura con temi importanti e cruciali, con lo scopo di incidere realmente nella società e diventare motore di cambiamento.
I creativi di tutto il mondo sono stati chiamati a ideare dei poster, confrontandosi rispetto a cinque problematiche di interesse globale, proponendo soluzioni alternative in totale libertà: AIDS, violazione dei diritti umani, guerra, sottosviluppo e degrado ambientale.
Sono pervenuti1659 progetti, valutati e selezionati da una giuria composta da designer di fama mondiale: Timo Berry (Finlandia), Yossi Lemel (Israele), Alain Le Quernec (Francia), Luba Lukova (USA), Chaz Maviyane-Davies (Zimbabwe), Armando Milani (Italia), Woody Pirtle (USA), Fukuda Shigeo (Giappone), Massimo Vignelli (USA) e Lourdes Zolezzi (Messico). Duecento le opere scelte dalla giuria: per ogni categoria tematica sono individuati dieci vincitori ex-equo e trenta menzioni speciali.
I poster saranno esposti in una mostra (ingresso gratuito) che sarà inaugurata sabato 15 dicembre alle ore 19,00. L'inaugurazione sarà anticipata dal workshop “Il manifesto sociale oggi” che si svolgerà alle ore 10,30 presso l'Auditorium del Museo Castromediano"
I Relatori:
Pasquale Volpe, ideatore del progetto (workshop)
Armando Milani, designer, membro della giuria (workshop)
Massimo Pitis, designer (workshop)
Gabriella Morelli, coordinatore del progetto per Lecce (workshop/tavola rotonda)
Prof. Luigi Spedicato, Direttore del dipartimento di scienze della comunicazione – Università del Salento (moderatore tavola rotonda)
Prof. Enzo Cucco, Direttore Osservatorio Campagne Comunicazione Sociale (tavola rotonda)
Marco Raino’, brh+ architetto, designer (tavola rotonda)
Rappresentanti delle Istituzioni (Presidente della Provincia di Lecce, Assessore alla Cultura del Comune di Lecce, Presidente delle Regione Puglia) (tavola rotonda: saluti istituzionali)
L’iniziativa si avvale della collaborazione di Amnesty International, Amref, Emergency, Greenpeace, Lila. Good 50x70 è un laboratorio nel quale la libera creatività si misura con temi importanti e cruciali, con lo scopo di incidere realmente nella società e diventare motore di cambiamento.
I creativi di tutto il mondo sono stati chiamati a ideare dei poster, confrontandosi rispetto a cinque problematiche di interesse globale, proponendo soluzioni alternative in totale libertà: AIDS, violazione dei diritti umani, guerra, sottosviluppo e degrado ambientale.
Sono pervenuti1659 progetti, valutati e selezionati da una giuria composta da designer di fama mondiale: Timo Berry (Finlandia), Yossi Lemel (Israele), Alain Le Quernec (Francia), Luba Lukova (USA), Chaz Maviyane-Davies (Zimbabwe), Armando Milani (Italia), Woody Pirtle (USA), Fukuda Shigeo (Giappone), Massimo Vignelli (USA) e Lourdes Zolezzi (Messico). Duecento le opere scelte dalla giuria: per ogni categoria tematica sono individuati dieci vincitori ex-equo e trenta menzioni speciali.
I poster saranno esposti in una mostra (ingresso gratuito) che sarà inaugurata sabato 15 dicembre alle ore 19,00. L'inaugurazione sarà anticipata dal workshop “Il manifesto sociale oggi” che si svolgerà alle ore 10,30 presso l'Auditorium del Museo Castromediano"
I Relatori:
Pasquale Volpe, ideatore del progetto (workshop)
Armando Milani, designer, membro della giuria (workshop)
Massimo Pitis, designer (workshop)
Gabriella Morelli, coordinatore del progetto per Lecce (workshop/tavola rotonda)
Prof. Luigi Spedicato, Direttore del dipartimento di scienze della comunicazione – Università del Salento (moderatore tavola rotonda)
Prof. Enzo Cucco, Direttore Osservatorio Campagne Comunicazione Sociale (tavola rotonda)
Marco Raino’, brh+ architetto, designer (tavola rotonda)
Rappresentanti delle Istituzioni (Presidente della Provincia di Lecce, Assessore alla Cultura del Comune di Lecce, Presidente delle Regione Puglia) (tavola rotonda: saluti istituzionali)
Rappresentanti delle ONG (Amnesty International: Simona Corigliano, Greenpeace: Roberto Ingrosso, Lila: Simona Cleopazzo, Emergency: Enrico Quarta) (tavola rotonda)
giovedì 6 dicembre 2007
domenica 25 novembre 2007
sabato 24 novembre 2007
PENA DI MORTE, PIU' VICINA LA MORATORIA INTERNAZIONALE, FORSE
Recentemente la Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per la moratoria della pena di morte. I Paesi che l’hanno sostenuta sono stati 99, due in più della soglia minima richiesta per raggiungere la maggioranza assoluta, 52 quelli che hanno espresso invece un voto contrario, 33 gli astenuti.
In precedenza si era tentato tre volte di far passare la moratoria: nel 1994, nel 1999 e nel 2003, ma tali tentativi erano risultati vani. Perciò la decisione assunta dalla Terza Commissione rappresenta di per sé una prima vittoria per chi, nel Mondo, si impegna allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul tema delle esecuzioni capitali. Tra questi anche l’Italia, che sostiene da 13 anni la moratoria.
E la rilevanza della posizione assunta dalla Terza Commissione ONU viene sottolineata anche da Amnesty International, la quale ha infatti dichiarato che “il voto espresso […] dal III Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in favore di una moratoria globale sulle esecuzioni rappresenta [..] una risoluzione storica e un grande passo avanti verso l’abolizione della pena di morte nel mondo”.
Sembrerebbe dunque che un primo, importante, traguardo sia stato raggiunto. Molto resta ancora da fare però. Anzitutto in termini di “educazione culturale” dell’opinione pubblica all’abolizionismo, quindi in prospettiva di un’effettiva azione di lobbying nei confronti dei Paesi che ancora ricorrono alla pena capitale. Lo scorso anno infatti, ancora 25 Stati hanno eseguito condanne a morte, il 91% delle quali ha avuto luogo in Cina, Iran, Iraq, Pakistan, Stati Uniti e Sudan.
In una prospettiva abolizionista è quindi necessario continuare a portare avanti massicce campagne di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Tali campagne però, per giungere al più vasto pubblico possibile, dovranno essere supportate e patrocinate da soggetti istituzionali, da scuole di ogni ordine e grado e dalle università. Solo così sarà infatti possibile dimostrare l’inconsistenza di tutta una serie di luoghi comuni ancora molto radicati in chi è convinto dell’efficacia della pena di morte. Ad esempio, spesso chi è favore dell’esecuzione capitale motiva la sua posizione sostenendo che questa rappresenterebbe il principale deterrente a delinquere. Niente di più sbagliato, basti pensare che sul sito di Amnesty si può leggere che “diversi studi scientifici hanno dimostrato che non esistono prove certe che la pena capitale sia un deterrente più efficace rispetto ad altre punizioni. L'indagine più recente sulla relazione tra pena capitale e tasso di omicidi, condotta dalle Nazioni Unite nel 1998 e aggiornata nel 2002, conclude che: «…non è prudente accettare l'ipotesi che la pena di morte abbia un effetto deterrente in misura marginalmente più grande che la minaccia e l'applicazione di una presunta punizione minore quale l'ergastolo.» (cfr. Roger Hood, The Death Penalty: A World-wide Perspective, Oxford, Clarendon Press, terza ed. 2002, p. 230)”.
Senza contare che, ovunque sia ancora in vigore la pena capitale, è alto il rischio di mandare a morte degli innocenti. Un dato su tutti: negli USA dal 1973 sono stati rilasciati 123 prigionieri dal braccio della morte, dopo l’individuazione di nuovi elementi a loro discolpa. In alcuni casi i detenuti erano giunti ad un passo dall’esecuzione per una serie di circostanze verificatesi in modo molto simile di volta in volta. Tra queste, indagini e servizi di assistenza legale non sufficienti, e l’utilizzo di prove poco attendibili. E tutto questo non è “appannaggio” esclusivo degli Stati Uniti
Bisogna insomma che diventi opinione largamente condivisa e diffusa , in questo come in molti altri casi, che due torti non fanno una ragione. Ma per riuscirvi, è necessario prima di tutto che ci sia accordo sul fatto che uccidere un uomo, anche se quest’ultimo in precedenza si è reso responsabile di omicidio, rappresenta comunque un torto, e dunque un’azione altrettanto illecita, in quanto violazione di uno dei più elementari diritti umani: quello alla vita.
(di Francesca Garrisi)
sabato 6 ottobre 2007
giovedì 13 settembre 2007
RICOMINCIANO LE RIUNIONI DEL GRUPPO DI LECCE!!!!!!!!!
venerdì 13 luglio 2007
GAY PRIDE - ROMA
... L'omosessualita' e' l'amore che non osa dire il suo nome...
(O. Wilde)
(O. Wilde)
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giovedì 12 aprile 2007
ERITREA, AL BANDO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
Il governo eritreo ha messo al bando la mutilazione genitale femminile. Chi la pratica o vi si sottopone rischia pene severe: da multe salate al carcere. La svolta di Asmara è annunciata da un comunicato pubblicato sul sito del ministero dell'informazione del governo eritreo, e sembra finalmente dare una risposta concreta alla campagna per proibire la pratica portata avanti da diverse organizzazioni nel Paese. "La circoncisione femminile rappresenta un grave rischio per la salute delle donne e, oltre a metterne in pericolo la vita, causa loro considerevole dolore e sofferenza", si legge nel comunicato pubblicato sul sito dell'esecutivo di Asmara. Dunque, in base alla proclamazione 158/2007 "chiunque richieda, inciti o promuova la circoncisione femminile, mettendo a disposizione attrezzi o in qualunque altro modo, o sia al corrente che una circoncisione femminile sia avvenuta o stia per avvenire e non ne informi prontamente le autorità competenti, sarà punito con una multa o il carcere". Il passo formale è stato fatto, ma è difficile prevedere quanto il divieto verrà rispettato. Le mutilazioni genitali femminili sono molto diffuse nel Corno d'Africa e si stima che oltre il 90 per cento delle donne eritree si sia sottoposta, volontariamente o per forza, all'intervento di mutilazione. Le conseguenze di queste pratiche, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, dipendono dal grado di invasività e la loro cancellazione è ancora lontana, poiché ogni anno sono a rischio circa 2 milioni di bambine. E in tutto nel mondo sono 140 milioni le donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale.
(da www.repubblica.it)
(da www.repubblica.it)
mercoledì 4 aprile 2007
GLI OCCHIALI ROTTI DI ENZO BALDONI
Samuele Bersani, col brano “Occhiali rotti”, è il vincitore della quinta edizione del Premio Amnesty Italia, indetto dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall’associazione culturale “Voci per la libertà”, come riconoscimento per il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel 2006.“Sono orgoglioso ed emozionato di vedermi attribuito un riconoscimento così importante da Amnesty, che rimane una delle poche bandiere di vera pace e giustizia, in un mondo sempre più dominato dagli interessi privati e guerrafondai di qualche ‘superpotenza’” – ha dichiarato Samuele Bersani. “Ho scritto ‘Occhiali rotti’ pensando ad Enzo Baldoni: voglio dedicare questo premio ai suoi familiari, e il mio pensiero va a tutti quei reporter sparsi nel mondo che a rischio della loro pelle ci tramandano una verità senza filtri, raccontandoci il punto di vista dei deboli e di chi altrimenti non avrebbe voce”.“Il brano ‘Occhiali rotti’ riporta alla ribalta la terribile vicenda dell’assassinio di Enzo Baldoni, un attivista per i diritti umani che ha pagato con la vita il suo coraggio e la sua determinazione” – ha affermato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. “Le parole di Bersani ci ricordano l’amore per la vita, la voglia di capire e il tono lieve di questo straordinario personaggio, purtroppo dimenticato dai suoi connazionali. Nell’attribuire il Premio Amnesty a questa canzone, il nostro pensiero non può non andare in primo luogo ai familiari di Enzo e al vuoto incolmabile che questa perdita ha causato loro”.La premiazione di Samuele Bersani avrà luogo a Villadose (Rovigo), nel corso della decima edizione del concorso musicale dal vivo “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, in programma dal 17 al 23 luglio.Gli altri nove brani in concorso erano: “Bit Crash” (Africa Unite), “Al mercato di Porta Palazzo” (Gianmaria Testa), “L’arcangelo” (Ivano Fossati), “Addio alle armi” (Mario Venuti), “Qualcuno verrà da te” (Mau Mau), “Le strade di Crawford” (Modena City Ramblers), “Milioni di giorni” (Nicolò Fabi), “Dove si va” (Nomadi) e “Fela “(Orchestra di Piazza Vittorio).
Le precedenti edizioni del Premio Amnesty Italia sono state vinte da “Il mio nemico” (Daniele Silvestri, 2003), “Pane e coraggio” (Ivano Fossati, 2004), “Ebano” (Modena City Ramblers, 2005) e “Rwanda” (Paola Turci, 2006).
lunedì 2 aprile 2007
CHIUDERE GUANTANAMO ORA!
Dopo la tragedia di New York dell’11 settembre 2001 molti governi hanno adottato misure straordinarie che, in nome della sicurezza e della lotta contro il terrorismo, hanno finito per sacrificare diritti umani in molti paesi. L’obiettivo della “sicurezza a tutti i costi” si è trasformato spesso in un pretesto per nuove forme di repressione e di riduzione delle libertà fondamentali .
Ma siamo davvero convinti che un mondo in cui a miliardi di persone sono negati i diritti umani, primo tra tutti quello alla stessa sopravvivenza, possa essere reso migliore mediante sequestri, attacchi e decapitazioni o più sicuro con leggi repressive, l’uso della tortura e la detenzione di qualche migliaio di stranieri “sospetti”?
È questa la situazione che caratterizza la base navale di Guantànamo Bay a Cuba. Ogni giorno che passa la crudeltà del regime di detenzione a tempo indeterminato raggiunge nuovi picchi.
Torture, umiliazioni, discriminazione, aggiramento dei tribunali e disprezzo per i trattati internazionali nella quasi totale impunità, sono parte integrante dei cinque anni di vita di Guantánamo, trascorsi i quali rimangono ancora circa 400 detenuti. Nessuno di loro è stato processato o è comparso di fronte a un tribunale.
La loro detenzione è illegale e legata ad un tempo indefinito che provoca danni psicologici che si aggiungono agli abusi fisici. La chiusura della base navale di Guantànamo è stata l’obiettivo della manifestazione che abbiamo organizzato sabato 31 marzo in piazza S.Oronzo a Lecce.
A fianco al consueto tavolino per la raccolta firme, abbiamo allestito una mostra fotografica del carcere ed abbiamo simulato il campo di prigionia mediante gabbie metalliche e finti prigionieri. La partecipazione dei passanti è stata eccezionale e in poche ore abbiamo raccolto oltre 200 firme per la petizione indirizzata a Ronald P. Spogli, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia!!!
L'appello si può anche firmare on line all'indirizzo: www.amnesty.it/appelli/appelli/usaambasciata_110107?page=appelli
Ma siamo davvero convinti che un mondo in cui a miliardi di persone sono negati i diritti umani, primo tra tutti quello alla stessa sopravvivenza, possa essere reso migliore mediante sequestri, attacchi e decapitazioni o più sicuro con leggi repressive, l’uso della tortura e la detenzione di qualche migliaio di stranieri “sospetti”?
È questa la situazione che caratterizza la base navale di Guantànamo Bay a Cuba. Ogni giorno che passa la crudeltà del regime di detenzione a tempo indeterminato raggiunge nuovi picchi.
Torture, umiliazioni, discriminazione, aggiramento dei tribunali e disprezzo per i trattati internazionali nella quasi totale impunità, sono parte integrante dei cinque anni di vita di Guantánamo, trascorsi i quali rimangono ancora circa 400 detenuti. Nessuno di loro è stato processato o è comparso di fronte a un tribunale.
La loro detenzione è illegale e legata ad un tempo indefinito che provoca danni psicologici che si aggiungono agli abusi fisici. La chiusura della base navale di Guantànamo è stata l’obiettivo della manifestazione che abbiamo organizzato sabato 31 marzo in piazza S.Oronzo a Lecce.
A fianco al consueto tavolino per la raccolta firme, abbiamo allestito una mostra fotografica del carcere ed abbiamo simulato il campo di prigionia mediante gabbie metalliche e finti prigionieri. La partecipazione dei passanti è stata eccezionale e in poche ore abbiamo raccolto oltre 200 firme per la petizione indirizzata a Ronald P. Spogli, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia!!!
L'appello si può anche firmare on line all'indirizzo: www.amnesty.it/appelli/appelli/usaambasciata_110107?page=appelli
lunedì 26 marzo 2007
SOTTO LO STESSO CIELO...
L'8 marzo l'instancabile Gruppo 213 ha partecipato a "Sotto lo stesso cielo, lotte e conquiste nelle storie di donne native e migranti", un evento realizzato dal Forum delle Donne Native e Migranti e dall’assessorato alla Promozione dell’Integrazione e Cultura della Pace della Provincia di Lecce. Fra performance musicali, proiezioni di video, sfilate, degustazioni di piatti tipici, anche noi abbiamo dato il nostro contributo allestendo una mostra fotografica inerente la campagna "MAI PIU' violenza sulle donne", proiettando il video "Se bastasse la speranza", gustando i piatti tipici e "fornendo" una radiosa modella (nostra attivista) per il défilé in abiti indiani...
E' stata una serata impegnativa, ma ricca di soddisfazioni. Con una macchina caricata come sempre all'impossibile e un pover'uomo che, stremato, alla fine della serata, si accascia mestamente su di uno scomodo seggiolino infracidito...
E' stata una serata impegnativa, ma ricca di soddisfazioni. Con una macchina caricata come sempre all'impossibile e un pover'uomo che, stremato, alla fine della serata, si accascia mestamente su di uno scomodo seggiolino infracidito...
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