Il governo eritreo ha messo al bando la mutilazione genitale femminile. Chi la pratica o vi si sottopone rischia pene severe: da multe salate al carcere. La svolta di Asmara è annunciata da un comunicato pubblicato sul sito del ministero dell'informazione del governo eritreo, e sembra finalmente dare una risposta concreta alla campagna per proibire la pratica portata avanti da diverse organizzazioni nel Paese. "La circoncisione femminile rappresenta un grave rischio per la salute delle donne e, oltre a metterne in pericolo la vita, causa loro considerevole dolore e sofferenza", si legge nel comunicato pubblicato sul sito dell'esecutivo di Asmara. Dunque, in base alla proclamazione 158/2007 "chiunque richieda, inciti o promuova la circoncisione femminile, mettendo a disposizione attrezzi o in qualunque altro modo, o sia al corrente che una circoncisione femminile sia avvenuta o stia per avvenire e non ne informi prontamente le autorità competenti, sarà punito con una multa o il carcere". Il passo formale è stato fatto, ma è difficile prevedere quanto il divieto verrà rispettato. Le mutilazioni genitali femminili sono molto diffuse nel Corno d'Africa e si stima che oltre il 90 per cento delle donne eritree si sia sottoposta, volontariamente o per forza, all'intervento di mutilazione. Le conseguenze di queste pratiche, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, dipendono dal grado di invasività e la loro cancellazione è ancora lontana, poiché ogni anno sono a rischio circa 2 milioni di bambine. E in tutto nel mondo sono 140 milioni le donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale.
(da www.repubblica.it)
giovedì 12 aprile 2007
mercoledì 4 aprile 2007
GLI OCCHIALI ROTTI DI ENZO BALDONI
Samuele Bersani, col brano “Occhiali rotti”, è il vincitore della quinta edizione del Premio Amnesty Italia, indetto dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall’associazione culturale “Voci per la libertà”, come riconoscimento per il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel 2006.“Sono orgoglioso ed emozionato di vedermi attribuito un riconoscimento così importante da Amnesty, che rimane una delle poche bandiere di vera pace e giustizia, in un mondo sempre più dominato dagli interessi privati e guerrafondai di qualche ‘superpotenza’” – ha dichiarato Samuele Bersani. “Ho scritto ‘Occhiali rotti’ pensando ad Enzo Baldoni: voglio dedicare questo premio ai suoi familiari, e il mio pensiero va a tutti quei reporter sparsi nel mondo che a rischio della loro pelle ci tramandano una verità senza filtri, raccontandoci il punto di vista dei deboli e di chi altrimenti non avrebbe voce”.“Il brano ‘Occhiali rotti’ riporta alla ribalta la terribile vicenda dell’assassinio di Enzo Baldoni, un attivista per i diritti umani che ha pagato con la vita il suo coraggio e la sua determinazione” – ha affermato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. “Le parole di Bersani ci ricordano l’amore per la vita, la voglia di capire e il tono lieve di questo straordinario personaggio, purtroppo dimenticato dai suoi connazionali. Nell’attribuire il Premio Amnesty a questa canzone, il nostro pensiero non può non andare in primo luogo ai familiari di Enzo e al vuoto incolmabile che questa perdita ha causato loro”.La premiazione di Samuele Bersani avrà luogo a Villadose (Rovigo), nel corso della decima edizione del concorso musicale dal vivo “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, in programma dal 17 al 23 luglio.Gli altri nove brani in concorso erano: “Bit Crash” (Africa Unite), “Al mercato di Porta Palazzo” (Gianmaria Testa), “L’arcangelo” (Ivano Fossati), “Addio alle armi” (Mario Venuti), “Qualcuno verrà da te” (Mau Mau), “Le strade di Crawford” (Modena City Ramblers), “Milioni di giorni” (Nicolò Fabi), “Dove si va” (Nomadi) e “Fela “(Orchestra di Piazza Vittorio).
Le precedenti edizioni del Premio Amnesty Italia sono state vinte da “Il mio nemico” (Daniele Silvestri, 2003), “Pane e coraggio” (Ivano Fossati, 2004), “Ebano” (Modena City Ramblers, 2005) e “Rwanda” (Paola Turci, 2006).
lunedì 2 aprile 2007
CHIUDERE GUANTANAMO ORA!
Dopo la tragedia di New York dell’11 settembre 2001 molti governi hanno adottato misure straordinarie che, in nome della sicurezza e della lotta contro il terrorismo, hanno finito per sacrificare diritti umani in molti paesi. L’obiettivo della “sicurezza a tutti i costi” si è trasformato spesso in un pretesto per nuove forme di repressione e di riduzione delle libertà fondamentali .
Ma siamo davvero convinti che un mondo in cui a miliardi di persone sono negati i diritti umani, primo tra tutti quello alla stessa sopravvivenza, possa essere reso migliore mediante sequestri, attacchi e decapitazioni o più sicuro con leggi repressive, l’uso della tortura e la detenzione di qualche migliaio di stranieri “sospetti”?
È questa la situazione che caratterizza la base navale di Guantànamo Bay a Cuba. Ogni giorno che passa la crudeltà del regime di detenzione a tempo indeterminato raggiunge nuovi picchi.
Torture, umiliazioni, discriminazione, aggiramento dei tribunali e disprezzo per i trattati internazionali nella quasi totale impunità, sono parte integrante dei cinque anni di vita di Guantánamo, trascorsi i quali rimangono ancora circa 400 detenuti. Nessuno di loro è stato processato o è comparso di fronte a un tribunale.
La loro detenzione è illegale e legata ad un tempo indefinito che provoca danni psicologici che si aggiungono agli abusi fisici. La chiusura della base navale di Guantànamo è stata l’obiettivo della manifestazione che abbiamo organizzato sabato 31 marzo in piazza S.Oronzo a Lecce.
A fianco al consueto tavolino per la raccolta firme, abbiamo allestito una mostra fotografica del carcere ed abbiamo simulato il campo di prigionia mediante gabbie metalliche e finti prigionieri. La partecipazione dei passanti è stata eccezionale e in poche ore abbiamo raccolto oltre 200 firme per la petizione indirizzata a Ronald P. Spogli, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia!!!
L'appello si può anche firmare on line all'indirizzo: www.amnesty.it/appelli/appelli/usaambasciata_110107?page=appelli
Ma siamo davvero convinti che un mondo in cui a miliardi di persone sono negati i diritti umani, primo tra tutti quello alla stessa sopravvivenza, possa essere reso migliore mediante sequestri, attacchi e decapitazioni o più sicuro con leggi repressive, l’uso della tortura e la detenzione di qualche migliaio di stranieri “sospetti”?
È questa la situazione che caratterizza la base navale di Guantànamo Bay a Cuba. Ogni giorno che passa la crudeltà del regime di detenzione a tempo indeterminato raggiunge nuovi picchi.
Torture, umiliazioni, discriminazione, aggiramento dei tribunali e disprezzo per i trattati internazionali nella quasi totale impunità, sono parte integrante dei cinque anni di vita di Guantánamo, trascorsi i quali rimangono ancora circa 400 detenuti. Nessuno di loro è stato processato o è comparso di fronte a un tribunale.
La loro detenzione è illegale e legata ad un tempo indefinito che provoca danni psicologici che si aggiungono agli abusi fisici. La chiusura della base navale di Guantànamo è stata l’obiettivo della manifestazione che abbiamo organizzato sabato 31 marzo in piazza S.Oronzo a Lecce.
A fianco al consueto tavolino per la raccolta firme, abbiamo allestito una mostra fotografica del carcere ed abbiamo simulato il campo di prigionia mediante gabbie metalliche e finti prigionieri. La partecipazione dei passanti è stata eccezionale e in poche ore abbiamo raccolto oltre 200 firme per la petizione indirizzata a Ronald P. Spogli, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia!!!
L'appello si può anche firmare on line all'indirizzo: www.amnesty.it/appelli/appelli/usaambasciata_110107?page=appelli
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